L’asinello

Era forse l’emozione più grande, quella dell’attesa e della curiositá.

Ed era quasi religioso preparare la ciotola con l’acqua e qualche fetta di polenta, perchè l’asinello potesse ristorarsi mentre lei, S. Lucia, lasciava i regali. Come potesse l’asinello mangiarsi tutto quello che trovasse in tutte le case era motivo di mistero, che solo aumentava la sua leggenda negli occhi di noi bambini. Era magia trovare tutto vuoto, era come se lo vedessimo mangiare e ne sentissimo la gratitudine, nella cucina tiepida dopo tanto viaggiare nell’umido e nella nebbia.

Ed ogni anno era un ricostruire la storia, la tradizione, letture in classe, ma alla fin fine era solo la fantasia che importava. Immaginarsi la vecchietta cieca, che un po’ paura faceva solo ad un pensatore approssimativo, sicuramente con uno scialle colorato, un vestito lungo e i fianchi larghi, e il fazzoletto sulla testa. Babbo Natale era cosa esotica, da film, nelle nostre case solo entrava lei.

Acqua, polenta, e lasciare socchiusa la porta verso la terrazza. Era difficile addormentarsi quella notte, ma alla fine il sonno sempre vinceva l’emozione. Fino alla corsa del mattino, a trovare il tavolo imbandito, con la faccia di meraviglia, e appena una intuizione ingenua della fortuna che avevamo.